Al giorno d’oggi, si
sa, una donna è libera di andarsene in giro bella bella anche da sola. Non c’è
più bisogno che il padre, il marito o un fratello l’accompagnino ovunque
controllandone la moralità e la sicurezza. Ora, una donna adulta va alla
scoperta del mondo quando e come desidera, comportandosi nel modo che ritiene
più idoneo alla propria natura, e di questo dobbiamo ringraziare le prime
signore che sono scappate di nascosto dalla loro camera, o le pioniere dei
viaggi in tenuta da uomo.
Il coraggio delle
nostre audaci antenate, però, sfuma miseramente nel buio delle odierne
metropolitane, delle stazioni e di tutti quei luoghi ufficialmente aperti alle
donne, ma troppo pericolosi perché queste possano usufruirne in pienezza.
Inutile cercare
scuse: andare in giro da sole fa scago, soprattutto di sera, non parliamone di
notte. Tocca camminare come se si stesse gareggiando alla gara di marcia delle
Olimpiadi, slogandosi il collo per controllare che nessuno ti segua, e non
appena si sentono passi dietro di sé il cuore –glum!- affonda fino alle tube per la paura.
E’ un vero peccato
che, attualmente, una donna sia libera di portare pantaloni e gonne corte, di
visitare posti lontani, di avere storie con chi le pare, ma… sia ancora
bloccata dalla paura. Ci facciamo tutte un bel corso di autodifesa? E, chi può,
si compri il ciondolo con l’allarme. Se qualcuno ha lottato per la nostra
libertà di circolazione, è perché pensava che potessimo farcela.
Enne-bi: parole d’ordine,
cautela, prudenza e buon senso. Di quello, noi donne ne abbiamo a bizzeffe.
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