Avete mai
fatto il gioco del “Come ti vedi tra dieci anni?”.
Io sì, dieci
anni fa.
E devo dire
che l’immagine che avevo di me era diversa un carretto e mezzo rispetto alla
vera me di adesso.
Non so se è un
bene o un male che si faccia questo gioco ad un decennio esatto dagli esami di
maturità.
Primo, perché
ci si rende conto che quella è stata l’ultima volta in cui qualcuno ci ha
definiti “maturi”.
Secondo,
perché nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti. E viene da chiedersi
se i ragazzi che eravamo non ci siano affogati, sotto quei ponti.
Avevamo tutti
carriere promettenti, davanti a noi: dovevamo diventare scrittori, avvocati,
grandi chef e critici d’arte. Campioni di nuoto e di pallavolo, traduttori,
popstar. Nel nostro piccolo, lo siamo, ma è come se la vita ci avesse slavato
via le priorità di un tempo e le abbia tramutate in hobby e passioni represse
sotto un mucchio di bollette da pagare, di cartellini da timbrare e di
fidanzati che se ne sono andati.
Cosa diavolo
ne abbiamo fatto dei nostri anni migliori?
Ad una domanda
così devastante, non si può che rispondere con aggressivo ottimismo. E’ vero,
non sempre le cose sono andate per il verso giusto, ma chi dice che quello fosse il verso giusto? Ci
preparano a controllare velocemente il resto al supermercato e ad allacciarci
le scarpe, ma nessuno ci ha mai avvisato che non avremmo avuto alcun controllo su
ciò che ci sarebbe capitato nella vita.
Io dico: però
lo abbiamo vissuto. Siamo passati attraverso la tempesta, affrontando il nostro
rumore bianco, e solo noi sappiamo quanto sia difficile. E, molto, spesso, ci
siamo pure divertiti. Pazzi, pazzi autori di storie scritte da una mano più
sapiente della nostra, che abbiamo cercato di contrastare con l’alcol e la
letteratura… Chi sa se è servito. Tanto non importa. Conta solo il vissuto, e
la sua intensità. Il passato non esiste più, e il futuro non esisterà mai. Solo
il momento presente ci può dare qualcosa. E, se adesso noi siamo questi, lo
dobbiamo alle avventure degli ultimi dieci anni.
E’ stato una
bellissima festa.
Ora deve
iniziarne un’altra.
Facciamo
macchina unica?
Nessun commento:
Posta un commento