mercoledì 10 giugno 2015

Coraggio al buio

Sono fichi, gli usignoli.
Non fanno niente di male e, in più, gorgheggiano.

Tutto è cominciato qualche settimana fa.
In pieno trasloco, non mi separavo mai –comunque- dal mio Kindle ed alternavo gli scatoloni alle pagine di un libro consigliato dai personaggi di un altro libro (che meraviglia quando succede).
Il buio oltre la siepe… Un titolo misterioso. Domestico, ma anche inquietante. Una enorme storia di coraggio da parte di un avvocato “bianco” e dei suoi bambini, una storia di integrazione (difficile) e di mancanza di pregiudizi…
Lo leggo tutto, con un occhio sulla pagina ed uno già nella pagina dopo, e in quella dopo ancora. Uno di quei libri che ti entra dentro e ci resta per sempre. Come certe persone.
Disperata per averlo finito, vado a cercare la altre opere dello stesso autore.
E scopro che è una donna.
Non lo avevo neanche immaginato.
L’idea non mi aveva sfiorato. Ma perché?
Forse perché non mi aspettavo che nel 1960 una donna scrivesse così incredibilmente bene del dramma di un papà single che difende un “cioccolato” in Alabama. E con quale devastante simpatia!
…la simpatia, ecco: quella doveva aprirmi gli occhi. Solo una donna capisce tanto in profondità le cose da potersi permettere di prenderle con leggerezza.
Da qui, il confronto con le donne di oggi è un attimo: su cosa siamo concentrate noi donne tra i venti e i quarant’anni? Abbiamo in effetti un ideale, una lotta tutta nostra, una rivoluzione sociale da attuare, o stiamo solo vivacchiando, in attesa che qualcun torni a dirci cosa fare di noi, dal momento che tutta questa libertà ci rende attonite?
Ed ecco che la magia della vita invade i giorni più significativi di ogni persona: i miei nuovi vicini di casa sono africani. Lei, bellissima, calma, osa dirmi solo un timido “ciao” quando c’incontriamo sulle scale. Non ho visto amici di altre etnie salire a trovarli--- e d’altronde nemmeno io ne ho. Ci fa ancora tanta paura il diverso. Ed è la donna, come sempre, a rimetterci di più, perché deve rispettare confini precisi, pesanti, che fanno timore.

Coraggio. Se la mia parola d’ordine dell’anno scorso era libertà, quella dei prossimi mesi sarà coraggio. Non possiamo più aspettare. La vita è troppo corta e troppo strana per crearci problemi da soli, segregando, indugiando, elucubrando: quello che vogliamo essere, dobbiamo tirarlo fuori.
Altrimenti, ciaòne a tutti i diritti conquistati.
Non ammazziamo il nostro usignolo: per amore o per rabbia, egli deve cantare.


Grazie, Harper. In attesa della prossima storia… 

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