martedì 19 maggio 2015

TRASLOCHI e TRAMBUSTI INTERIORI




Ebbene sì, dopo tre splendidi e divertentissimi anni trascorsi nell’appartamento di via “supermercato vecchio”, devo cambiare domicilio.
Non è incredibilmente commovente lasciare un luogo caro per avventurarsi verso l’ignoto?
Ed altrettanto commovente –o, meglio, tragico- sarà affrontare il trasloco. La nostra vita finirà in una cinquantina di scatoloni, poi sarà necessario avvisare cani e porci (scusate, amici dell’ASL) del cambio di residenza, ed infine ricominceremo tutto da capo, una volta arrivati “di là”. Svuotare, riordinare, spolverare… Chissà quante cose andranno perse o rotte (il mio motto è ottimismo) e chissà come ci si troverà in un posto nuovo, diverso dalle proprie abitudini… Probabilmente, la prima notte andrò a fare la pipì nella cabina armadio.
Come si fa a trasferirsi senza danni, senza cocci? Ed il futuro… è davvero possibile andargli incontro serenamente?
Mi sovviene Leopardi. L’altro ieri, un’alunna mi ha chiesto perché il giovane poeta fosse rimasto deluso dal soggiorno romano: le ho risposto –sbagliando- che Giacomo aveva un carattere un po’ particolare e che si era bruciato l’adolescenza sui libri. A ben pensarci, invece, avrei dovuto dirle che era rimato deluso dal panorama intellettuale, ma anche da quello umano. Uno non si trasferisce a Roma da un’altra regione per sorseggiare il tè parlando di cappellini.
Se Leopardi avesse viaggiato con me, lo avrei portato a mangiare i tramezzini e a biasimare i chiavistelli sui ponti. Avremmo ammirato le innumerevoli fontane e cercato il senso delle cose davanti a un Ugo. Lo avrei convinto a contattare su Facebook un cittadino della città eterna che ci facesse da guida, in modo da esplorare i veri tesori di Roma, quelli nascosti all’occhio isterico del turista. Ed avremmo sentito l’ancestrale dolore che accomuna tutti, una notte, sotto il Colosseo, piangendo i gladiatori, invocando gli scrittori di tutte le epoche, danzando al suono di una musica che non tace mai per nessuno.
Naturalmente, mio marito sarebbe venuto con noi. Non credo che Leopardi avesse un grande senso dell’orientamento. Orbo lui, orba io… Saremmo finiti a visitare Lamezia Terme, senza il fedele Architetto come guida.

Ecco, i traslochi non sono facili. Non tanto per gli oggetti, dico la verità, quanto per le suppellettili emotive e per le rimembranze legate a ciò da cui ci si sta allontanando. La casa nuova non è solo un quattro mura con un campanello applicato: per chi ragiona affettivamente, è un carico di aspettative e di decisioni da prendere, un banco di prova per una vita in evoluzione.
Con dentro tanto, tanto amore, si spera.
Credo fosse quello che voleva anche lui, Leopardi.
Credo sia quello che vogliamo tutti.

Nonostante la fatica, la polvere, lo scotch, i vetri rotti, e gli addii ai vicini e le presentazioni con i vicini nuovi. Nonostante la paura e le sfide che ci attendono, il naufragar sarebbe dolce in questo mare, se dentro uno scatolone avessimo tutti almeno un po’ d’amore. 

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