martedì 28 aprile 2015

Dire troppo, dire poco





La gola è una seconda bocca.
La pancia un secondo cervello.
Così parrebbe, volendo somatizzare.
Sarà per questo che vengono le placche, quando non si riesce ad esprimersi?
E che stomaco e intestino risentono tanto dei pensieri che abbiamo in testa?

Could be.
Per quanto mi riguarda, e alla luce delle sette settimane di mal di gola sofferte negli ultimi tre anni, mi pongo decisamente nella categoria di chi non ha il coraggio di parlare. La mia amica Sole, invece, è agli antipodi: non riesce a trattenersi e, quando c’è qualcosa che non va, lo dice senza mezzi termini.
L’ammiro!
Io non sono nemmeno capace di contrattare con il padrone di casa, figuriamoci se mi sbottono con qualcuno a cui voglio veramente bene.
Piuttosto muoio dentro, ma taccio.
E sono proprio disonesta.
Sole mi ha fatto capire che non è giusto. Non sono una vera amica. E in più, mi faccio pestare addosso.
Io le h consigliato di parlare con le persone come se stesse spiegando qualcosa a dei bambini molto piccoli, in modo da non sbottare.
Tra tre mesi, ci rivediamo per constatare i progressi.

Qua finisce che mi vedrete in giro a spaccare le vetrine dei negozi come in Un giorno di ordinaria follia, mentre lei la faranno santa subito.

Ci vuole fegato per dire alle persone ciò che si pensa, e quando lo si fa si passa pure per stronzi.
Ma arriva un momento in cui, tra il salvare la propria reputazione o il proprio benessere psico-fisico, è necessario mirare dritti al secondo e aprire la bocca.

Buoni sì, però… non esageriamo. 

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