mercoledì 11 febbraio 2015

Oggi sono felice


Oggi, nel giorno del mio twentinovesimo compleanno, mi fanno compagnia degli amici di vecchia data: Vasco, un buon libro e il raffreddore.
Non sarà un inizio maestoso, ma è comunque un inizio.
Questa è la mia vita, al momento, e non me la sento di sporcarla con parole lamentose, non oggi. Però non voglio nemmeno inzuccherarla.
Oggi, come sempre, ciò che conta è il momento presente, la realtà, ed io non posso far altro che raccontarla.
Leopardi scriveva nel suo Zabaglione che non c’è nulla come una ragazza di diciotto anni, e ne aveva ben donde (cit. Yaia). Una donna così giovane vive di una bellezza stupefatta perfino di se stessa.
A trent’anni, non sei più stupefatta di niente. Ti girano solo le balle.

Programma della giornata: forse vado dalla parrucchiera con un buono omaggio. Poi cerco di farmi assumere in un posto che mi piace.  Un  saluto alla donna che mi ha messo al mondo in un pomeriggio pieno di neve -ne approfitto anche per coccolare il mio cane di peluches.
Qualche ora di lavoro.
Note positive: pranzo con l’amore della mia vita, che furbescamente ho sposato, e aperitivo con le solite note (positive, appunto).
Bella, la vita.
Ma veramente.
L’importante è non pensare al passato, quel periodo in cui si era protetti dalla routine della scuola e del sabato sera, o al futuro, perché tanto è nebbia. Passato e futuro non esistono. Esiste solo il presente, e se oggi sono felice lo devo a questa strana, inebriante verità.
Oggi sono una donna che, nel giorno del compleanno, sta facendo qualcosa che le piace, scrivere, e che sta parlando di persone e cose che ama. Non vedo un modo migliore per celebrare ventinove anni di vita.
Niente bilanci, niente aspettative. Niente pressioni, nessun senso di colpa o rimpianto. Non oggi.
La storia della mia vita non può contenere troppe lacrime, troppe paure. Ogni giorno dovrò cercare di metterci dentro cose diverse, belle e buone. Quindi, se volete farmi un regalo, raccontatemi qualcosa anche voi, quando ci incontreremo: un ricordo della nostra amicizia, un sogno.
Così per qualche minuto saremo felici insieme; poi ognuno tornerà ad arrampicarsi sul proprio albero, a vivere l’equilibrismo tra passato e futuro che siamo costretti ad affrontare, soli, ma vivi.
Eccome.

                                              Sogna, Samia, sogna come se fossi il vento che gioca tra le foglie.
                                               Corri, Samia, corri come se non dovessi arrivare in nessun posto.
                                               Vivi, Samia, vivi come se tutto fosse un miracolo.


                                            Non dirmi che hai paura,       
 Giuseppe Catozzella





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