martedì 3 febbraio 2015

Il folle ed eterno trenino

Ovvero: Che vita difficile.


Qualche tempo fa, la mia statuaria amica Yaia ha avuto l’idea di fondare un gruppo di lettura, denominato Le Alcolettrici Anonime.
Tutto un programma.
In ogni caso, grazie alle socie del club ho iniziato l’anno 2015 con una scamionata di romanzi che fanno piangere: cosa strana, perché sono tutti firmati da autori italiani contemporanei molto spiritosi.
Ciò mi fece riflettere sul fatto che, in fondo in fondo, siamo tutti disperati anche se cerchiamo di nasconderlo dietro battute e frasi sarcastiche.
Un ottimo start per l’anno nuovo, direi.
Se l’ottimismo è il sale della vita, posso ufficialmente dichiarare che la dieta iposodica ha preso il comando di ogni singolo ambito della mia esistenza.

Dopo aver letto Cento giorni di felicità, Io e te, I pesci non chiudono gli occhi e Fai bei sogni, ho capito che tutti abbiamo avuto un’infanzia difficile e che, andando avanti, non è che la cosa migliori esponenzialmente.
Se fossimo cresciuti in un modo diverso, se non ci fosse capitato di perdere dei familiari importanti, se avessimo fatto scelte differenti… a che punto saremmo adesso?
Dove saremmo?
Cosa avremmo potuto realizzare in condizioni diverse da quelle in cui ci è toccato “venir su”?
Gramellini mi ha detto che i se sono il marchio dei falliti. Si diventa grandi nonostante.
Cazzo, se ha ragione.
E allora cosa dobbiamo fare?  Vivere e basta?
Una volta ho intervistato una signora molto, molto, molto anziana (la seconda del paese), il cui figlio minore mi ha detto che la vita della madre era paragonabile a una barca su un fiume: a momenti era tranquilla e seguiva il corso, in altre occasioni il letto era accidentato e pericoloso… Infine, si trattava solo di lasciarsi trasportare.
Bisogna solo vivere?

Non lo so. Sicuramente la chiave è quella, ma come si fa? Noi under trenta la vita vorremmo stenderla per terra e passarci sopra con una Ferrari, lasciando i segni delle ruote sull’asfalto. Oppure vorremmo divorarla come una grande e succulenta pizza. Non riusciamo ancora a vederci passivi in questo folle ed eterno trenino.

Infatti è un problema. Un problema enorme.  Ecco che cosa è la vita, per noi: un problemone.
Non ho consigli né buone idee.
Mi sa che mi tocca finire col botto, altrimenti le Alcolettrici diverranno presto le Alcol.
Ecco il botto: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Anche se abbiamo fatto una fatica della Madonna a diventare grandi, lo siamo diventati nonostante il caos, ed ora dobbiamo andare avanti, forti del fatto che non finiremo mai, ma ci trasformeremo sempre. Speriamo in qualcosa di  meravigliosamente meraviglioso.



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