Oggi lo skyline tutt’intorno al
paese sbuffava bioccoli di fuliggine ad ogni tre per due.
Chiaro: è il giorno in cui, da
noi, si fanno i falò e si brucia la vecchia.
La cosa è motivo di esaltazione
da parte di tutti i picciriddi della zona, ma pensiamoci bene: la Befana ha
viaggiato attraverso i secoli nelle vesti di portatrice di abbondanza, buon
raccolto e –non sottovalutiamoli- dolciumi, per poi ridursi ad un fantoccio
inquietante con le calze della Parietti ed essere arsa sulla pubblica piazza
solo per il bacchico godimento dei nostri fanciulli, malati di sanguinosi
videogames?
(Come avrete capito, con l’anno
nuovo non ho perso la causticità. Anzi, se possibile, sono peggiorata.)
Comunque. La povera Epifania,
nata Diana, non merita un simile trattamento, ed è per questo che io partecipo
alla cosiddetta viola soltanto per degustare scene di ubriachezza familiare
(mio padre è addetto al brulè).
Però devo ammettere che dar
fuoco alle cose vecchie ogni tanto dona soddisfazioni. E’ così bello gettare
via vestiti smessi, o regalare quelli che non si mettono più per noia; dolce è
il rumore della rottura dei piatti la notte dell’ultimo dell’anno, quando le
famiglie più antiche del paese spaccano i servizi sbeccati buttandoli giù dal balcone;
infine, non esiste parossismo più profondo di quello dato dal lasciarsi
qualcosa alle spalle, di netto e per sempre.
Un lavoro di melma? Via!
Case piene di muffa?
Trasferiamoci!
E che dire di relazioni malsane
quanto un fungo sulle panchine di uno spogliatoio maschile? Al rogo!
Tanto, come afferma il giovane
Zooey di Salinger, tra i dieci e gli ottant’anni non si cambia molto, quindi…
vale la pena di rinnovarsi, perlomeno.
L’ansia ritorna, è vero,
l’inquietudine di fondo rimane –anche perché l’abbiamo sempre avuta, tutti, non
è così?
Ma che gusto, per una volta,
dire addio al vecchio e sbombarsi di nuovo!
Venti novelli, ragazzi e
ragazze, mettetevi a favore delle correnti frizzantine e aprite i giacconi, chè
qua se arriva la Primavera e ci trova ancora rincoglioniti davanti alla vecchia
che brucia (o impantanati con un lavoro, un uomo, un vestito che non ci
soddisfano), quella gira i tacchi e fa un ciaòne
mondiale a tutti.
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