martedì 6 gennaio 2015

Piromania dell'odiato passato




Oggi lo skyline tutt’intorno al paese sbuffava bioccoli di fuliggine ad ogni tre per due.
Chiaro: è il giorno in cui, da noi, si fanno i falò e si brucia la vecchia.
La cosa è motivo di esaltazione da parte di tutti i picciriddi della zona, ma pensiamoci bene: la Befana ha viaggiato attraverso i secoli nelle vesti di portatrice di abbondanza, buon raccolto e –non sottovalutiamoli- dolciumi, per poi ridursi ad un fantoccio inquietante con le calze della Parietti ed essere arsa sulla pubblica piazza solo per il bacchico godimento dei nostri fanciulli, malati di sanguinosi videogames?
(Come avrete capito, con l’anno nuovo non ho perso la causticità. Anzi, se possibile, sono peggiorata.)
Comunque. La povera Epifania, nata Diana, non merita un simile trattamento, ed è per questo che io partecipo alla cosiddetta viola soltanto per degustare scene di ubriachezza familiare (mio padre è addetto al brulè).
Però devo ammettere che dar fuoco alle cose vecchie ogni tanto dona soddisfazioni. E’ così bello gettare via vestiti smessi, o regalare quelli che non si mettono più per noia; dolce è il rumore della rottura dei piatti la notte dell’ultimo dell’anno, quando le famiglie più antiche del paese spaccano i servizi sbeccati buttandoli giù dal balcone; infine, non esiste parossismo più profondo di quello dato dal lasciarsi qualcosa alle spalle, di netto e per sempre.
Un lavoro di melma? Via!
Case piene di muffa? Trasferiamoci!
E che dire di relazioni malsane quanto un fungo sulle panchine di uno spogliatoio maschile? Al rogo!
Tanto, come afferma il giovane Zooey di Salinger, tra i dieci e gli ottant’anni non si cambia molto, quindi… vale la pena di rinnovarsi, perlomeno.
L’ansia ritorna, è vero, l’inquietudine di fondo rimane –anche perché l’abbiamo sempre avuta, tutti, non è così?
Ma che gusto, per una volta, dire addio al vecchio e sbombarsi di nuovo!

Venti novelli, ragazzi e ragazze, mettetevi a favore delle correnti frizzantine e aprite i giacconi, chè qua se arriva la Primavera e ci trova ancora rincoglioniti davanti alla vecchia che brucia (o impantanati con un lavoro, un uomo, un vestito che non ci soddisfano), quella gira i tacchi e fa un ciaòne mondiale a tutti.

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