Il clima, i ricconi e i
sederi
fan tutto secondo i
loro desideri.
Così recita un detto tipico delle mie zone, che ho
gentilmente tradotto in italiano per il vostro piacere.
E’ un detto di un’onestà brutale, che si basa senza dubbio su
una verità assoluta: non si può imporre ai tre protagonisti del proverbio di
sottostare ad ordini che non provengano da se stessi.
Cosa vera, ma non del tutto. Per consolarmi della mia
indigenza, ho partorito un pensiero che mette in croce chi può permettersi di
comprare abiti nuovi a destra e a mancina, dando modo a noi barboncini di
sentirci un po’ più sul pezzo: sarà anche bello poter acquistare un vestito
nuovo per ogni occasione –Natale, compleanno, cerimonie varie, onomastico…-, ma
così si è sempre soggetti ai dettami della moda. Il pover’uomo senza il becco
d’un quattrino, perlomeno non ha di questi problemi. Che sia Pasqua o
Capodanno, il risparmiatore seriale costretto a perpetrare il reato si rimette
la stessa, linda camicia, che con il passare del tempo assume un interessante
tono avorio, poi crema. Una cravatta originale (la prima volta che la si
indossa), pantaloni ben stirati (con il buchino nel cavallo) e un cappotto che
andava di moda ai tempi del Concilio di Trento.
E la donna povera? Codella si strazia un po’ di più al
pensiero di non potersi mettere addosso un capo nuovo (che poi, se sul lavoro è
una troia, mettersi addosso un capo non dovrebbe essere difficile. Ma di solito
le donne povere lo sono per un motivo ben preciso). Tutto sommato, però, vuoi
mettere la libertà di agghindarsi secondo il proprio stravagante gusto, ignare
degli accessori da giornale e delle scarpe più trendy del momento? Non
esistono, per una giovine, soddisfazioni maggiori di quelle derivanti dal
sentirsi fyga nonostante il vestito dell’anno scorso, la pettinatura fatta in
casa, le unghie smaltate dalla mamma. Maestre del trucco da tutorial, regine
dell’autostima a tutti i costi, dive del riciclo tragicomico, le donne povere
sono facilmente riconoscibili nel gruppo di una festa di Capodanno, poiché
indossano abiti altamente improbabili spacciandoli con classe per vintage o per
avanguardia fashion. Lo fanno con una dignità che sfiora l’arroganza, e il
maschio apprezza. Respira, ed è anche sicura di sé: a lui basta questo, ve lo
assicuro.
Chi se ne importa, poi, se sotto la scorza dura abbiamo un
intimo spaiato, o se tremiamo interiormente di paura facendo il nostro ingresso
al party. Quelle sono emozioni sincere, di cui né clima né ricconi vari ci
possono privare.
Quindi, in ultima analisi, l’unico nemico di noi stesse
risulta essere il sedere, inteso fortuna, grasso superfluo o diarrea. Cose
simili non le possiamo controllare più di tanto, e nemmeno i ricchi.
Così l’odiato ritornello iniziale si tramuta in una breve chenson,
che fa…
Con comodo i ricchi
vivon beati,
begli abiti indossano,
preziosi e firmati.
Ma se il cul fa
trombetta
nella festa perfetta
solo loro rimangon
scioccati:
a questo i poverelli son
già abituati.
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