martedì 22 ottobre 2013

Elucubrazione sulla bellezza




Qualche anno fa andava in onda un telefilm sulla chirurgia estetica i cui episodi iniziavano, ogni volta, così:”Mi dica cosa non le piace di se stesso” o “di se stessa.”
Ed è strano come, quasi sempre, i pazienti non rispondessero:”Il mio naso. Il mio seno. Il mio addome…”, bensì:”La mia stupidità. La mia età. Il mio passato…”
Carattere e tempo, ossia genetica e fatti, traumi, errori, ai quali il bisturi non può certamente rimediare. Chiaro, direte voi, se fosse così semplice saremmo tutti dal chirurgo estetico a farci rimodellare il cervello, e non qui, davanti al computer, a leggere una rubrica che, oltretutto, non alleggerisce i problemi.
Eh, lo so. Piacersi è una sfida continua. Il nostro corpo ci impone manutenzione e, nel migliore dei casi, un po’ di ginnastica, una spolverata di quei pigmenti tossici che chiamano trucco… E comunque, davanti allo specchio, non ci si ritiene mai “abbastanza”. Non voglio scatenare psicosi, ma il “dentro” è ancora peggio: nonostante la fede, la forza che si cerca di farsi, le illusioni, lo yoga e tante buone parole… siamo sempre insoddisfatti. Un parte della nostra anima non ci piace mai, forse perché non la conosciamo veramente, o perché, una volta compresala, vi auto-indulgiamo.
Credo non sia un caso se, infatti, sono più donne che uomini a rivolgersi ai chirurghi. E’ come se, oltre ad essere circondate da stimoli visivi che ci propongono –e propongono agli uomini- modelli di bellezza irraggiungibili senza la punturina di botox, noi donne fossimo anche un po’ più esigenti nei confronti di noi stesse. Fuori come dentro, non ricerchiamo che la perfezione: questo fa paura, soprattutto agli uomini.

Una donna vive nella costante pressione di aspettative esagerate, che un tempo la volevano ottima moglie e madre, e casalinga perfetta, full-time, efficiente. Ora, a queste aspettative si sono aggiunte quelle che riguardano gli studi, il lavoro, l’essere multitasking.
Multitasking un corno!!!
Non siamo passeggini a cui applicare grosse sacche di latte e di calore: quelli sono i canguri e su di loro non gravano aspettative da premio Nobel. Il nostro corpo non è eterno, indistruttibile ed infinitamente funzionale. Non siamo una scatola suddivisa in compartimenti stagni –mani per scrivere, capelli per risplendere, gambe per andare… ma solo sui tacchi.  In noi, tutto è collegato, gli organi, il sangue, le cellule… L’interno è separato dall’esterno soltanto da un sottile strato di pelle; le nostre emozioni sono a stento trattenute dal colore del viso; la paura trapela dallo sguardo.
Complicato, vero? Il nostro io è una cosa davvero spettacolare, non inferiore a tutte le altre manifestazioni della natura, nei suoi colori accesi e nelle sue armonie indescrivibili.
Come si fa a rinunciare alla bellezza?
Credo sia una cosa a cui le persone aspireranno sempre, così come ricercheremo il piacere.
E la vita è così corta, che non credo sia giusto lasciarsi sfuggire le occasioni di stare bene.
Esteta, edonista… se vi state chiedendo se oggi mi sono fatta una canna, sappiate che il mio problema è molto più grave: sono così di natura.


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