Video: uno Zero a chi non è mio Amico!
Sabato mattina ho
accompagnato Yaia in un negozio di scarpe.
La mia amica aveva un
vestito rosa cipria a cui trovare le giuste compagne d’avventura sotto forma di
sandali o décolleté, ma è stata un’ardua impresa ottenere ciò che volevamo.
Causa: i consigli non richiesti della commessa.
E’ vero: lei,
responsabile di un negozio di calzature, in teoria ne sa più di noi. Quello che
non concepisco è il motivo di tutti quegli sguardi sarcastici e del rifiuto
–non ci crederete mai- di far provare a Yaia dei modelli che lei, come cliente,
aveva tutto il diritto di vedere.
Questa situazione mi
ha fatto pensare ai maledetti consigli non richiesti che spesso fornisco, in
completa scioltezza, alle mie amiche e sorelle. Io, da brava femminista ed ex
liceale classica, ho un’opinione a volte troppo netta (a volte brutale) su ogni
cosa, e, con gli anni, ho imparato ad esprimerla. Credevo di farlo con tatto e
a beneficio delle persone a cui mi rivolgevo. Sbagliavo, dal momento che i miei
suggerimenti non richiesti sono sempre sfociati in un caso di Stato, una
tragedia familiare, un totale massacro. Inoltre, riconosco la scarsa utilità
del mio comportamento: fidanzati sbagliati, guzzamici e amiche stronze hanno
continuato a circolare nella vita delle mie confidenti nonostante i miei
consigli di drastica pulizia, con il solo risultato che l’amica stronza, alla
fine, lo diventavo io.
Lo schema si è
ripetuto anche con le scarpe di Yaia: alla fine, lei ha scelto quelle che più
le piacevano, e non le preferite della commessa. Ce ne siamo andate dal negozio
con un senso di potere mai visto.
Se le mie amiche
provano lo stesso quando vanno contro i miei avvertimenti, qui c’è qualcosa da
rivedere e da rifare. Mea culpa.
Quello che dico io è:
cerco solo di essere onesta. Come faccio a capire quando l’onestà offende chi
mi ascolta e quando, invece, serve assolutamente? E’ una questione di
diplomazia o di falsità? E comunque, è così sbagliato tentare di far aprire gli
occhi a qualcuno che li ha offuscati da infatuazione, sesso, paura?
Glade qualche tempo fa
mi ha fatto capire con uno sguardo che stavo sbagliando il mio approccio alla
disoccupazione. Venerdì sera, per la prima volta, in compagnia di un’amica
nuova che chiameremo Sole, ho ammesso la mia condizione. Le amiche servono.
Proprio come le commesse. Bisogna trovare il modo, ma parlare è necessario.
E’ la regola numero
uno dell’essere amiche.
Serve a difendersi dalle
incursioni di popolazioni stravaganti come quella maschile, e a scegliere le
scarpe giuste da abbinare a un vestito rosa cipria. Entrambe attività di
discreta importanza.
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