martedì 7 maggio 2013

Primavere mentali


Capito il senso?




In questa stagione non si sa mai come vestirsi.
Può sembrare una frase da nonna, ma è la verità: anche nei giorni di sole, temendo la pioggia si finisce per imbottirsi come dei tacchini nel giorno del Ringraziamento, solo che gli strati si aggiungono fuori e non dentro (vorrei vedere!).
Ed è proprio in primavera che, secondo me, si fanno le riflessioni più importanti su se stessi. Con tutti quegli strati di vestiti addosso, spesso mal assortiti e, in fin dei conti, poco utili, ci si guarda dentro ancora un po’, si prosegue in scia la grande “pensata” natalizia, e ci si accorge di essere sempre i soliti cretini. Proprio come la primavera precedente.

Primavera, tempo di buoni propositi: la rinascita della natura ci in-vita ad una nuova vita, e così –tordi che non siamo altro- noi ci caschiamo in pieno e professiamo l’intento di metterci a dieta (“stavolta faccio sul serio”), di andare a correre (“domani mattina mi sveglio alle sei, vedrai”), di cambiare qualcosa, insomma. Purché ciò avvenga entro l’inizio dell’estate.
La primavera suggerisce momenti di svolta.

Peccato che a questa euforia rinascimentale si accompagnino ineluttabilmente anche una strana spossatezza, allergie varie e sbalzi d’umore mai visti.
Il clima “pazzerello” (anche detto “tempo di m…”) induce a fare programmi che poi, puntualmente, saltano, a vestirsi e svestirsi almeno dieci volte al giorno –finché, esasperati, si rimane in canottiera con i calzettoni… e addio, tentativi di seduzione casalinga!
Non c’è niente da fare, la primavera ci porta ad essere esattamente ciò che siamo: degli squilibrati che vanno in giro mezzi nudi, sia esternamente sia interiormente, e questo non dà mai belle soddisfazioni.

Quest’anno, per onorare l’apertura della stagione di caccia, ho cercato di estorcere alle mie amiche la promessa che s’impegneranno di più. Negli ultimi dodici mesi, io, Glade e Yaia siamo uscite insieme almeno cinquanta volte: come è possibile che almeno un uomo non ci abbia provato con una di noi ogni sera? Dove sono i cinquanta uomini che avremmo dovuto conoscere e che loro avrebbero dovuto “frequentare”? Io non li ho visti. Urge un impegno più deciso, una maggiore volontà di cuccare.
Pare però che Glade non abbia gradito la mia proposta. Lei non è una rosalinda. Su questo non discuto; mi ha solo sconvolto il fatto che me lo abbia così chiaramente detto. Da qui il pensiero che ci sia qualcosa, nell’aria, nelle serate tra aprile e maggio, che fa uscire le persone allo scoperto: non appena il caldo si insinua sotto i vestiti, scaldando gli animi, i coprispalla scivolano giù… dalla spalla, ed anche le difese emotive cadono, e restiamo noi.
I cambiamenti climatici sono, per le donne, ormoni supplementari, certo non desiderati, utili solo ad intensificare una già profonda condizione di turbamento che caratterizza le nostre giornate. Ciò non significa affatto che, a causa del tempo e del ciclo, noi ragazze siamo naturalmente predisposte all’emotività. Anche gli uomini sono spesso nervosi e suscettibili: per esempio, quando hanno fame, quando la loro squadra del cuore perde il derby e quando la mamma fa loro un’osservazione non richiesta.
Io sto parlando di sensibilità, che in inglese si dice sense: è come se noi donne avessimo sviluppato un intuito speciale nel carpire il significato segreto di tutte le cose (sto esagerando? No, non penso) e ne risentissimo in larga misura soprattutto durante la primavera, in cui siamo uova ambulanti rivestite di foulard colorati. Con le nostre scenate ed i pianti improvvisi, senza apparente ragione, sconvolgiamo il tranquillo andamento dell’esistenza maschile, ma non è una mera questione di estrogeni. E’ una tutt’altro che mera questione di sense, cosa che ci dà il diritto di definirci primavere mentali. E i maschi sono primavere smascherate.

A mano a mano che l’anno prosegue, avanza e si apre, ci infiliamo maglie su magli nel tentativo di coprire come siamo, per poi cedere alla vita tutt’intorno e levarci di dosso il superfluo. Il problema è che restiamo scoperti: si rischiano raffreddori e mal di gola, e qualche risposta inaspettata, forse negativa, forse positiva.
Ma che fa un po’ di sinusite in confronto all’abbronzatura che ci aspetta? In confronto alle gambe libere di muoversi, ai piedi scalzi e ai colori della prima volta dell’anno in cui possiamo essere veri?
La primavera è così: se non si sta attenti, oltre al coprispalla si rischia di perdere anche qualche altro indumento, in anticipo sulla stagione di caccia.
Capito il senso?


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